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Liquirizia:la biodiversità calabra ha un valore che non tramonta mai.

Di storie come quella della liquirizia calabrese ne conosciamo bene davvero poche, ma ne esistono tante. Sono le storie dei cambiamenti del mondo, del lavoro, dell'uomo e delle intere società per motivi non sempre "giusti".

La Calabria è stata il paese produttore ed utilizzatore della liquirizia più antico al mondo e, in un dato momento tra la fine dell'800 e fino alla seconda guerra mondiale del '900, anche  la regione con ampia coltivazione e centinaia di imprese di varia dimensione e organizzazione operanti nel settore.

In Calabria  la pianta di liquirizia  e le sue proprietà erano già note ed  in produzione fin dai primissimi anni del 1700, ma  la liquirizia ha una storia assai più lunga. 

L’uso della pianta di liquirizia ha proprio "radici" nella storia, attraversa risalendo al periodo dei greci o, prima ancora, alla civiltà  degli antichi egizi.

Anche i ricercatori della tomba di Tutankhamon ne trovano là dei pezzi di radice, ed i cinesi millenni avanti cristo ne lasciavano traccia.

Il più noto e citato per la conoscenza e definizione della liquirizia fu Ippocrate, il padre della medicina, che ne identificò le  proprietà  nel III secolo a.c.,  dando a  tale pianta con il nome “glykys”  ovvero “radice dolce” e da qui l'attuale  nome liquirizia o liquerizia che dir si voglia. 

La liquirizia calabrese ha un plus;  ha  caratteristiche uniche e distintive come  il  sapore dolce e amaro delle sue radici, è figlia di condizioni di biodiversità climatica e di particolari condizioni  biologiche e agricole  del terreno sui quali cresce spontanea in Calabria, soprattutto lungo il  litorale ionico. 

Già in questo passato fra le migliori proprietà attribuite a questa pianta, vi erano quelle antisettiche, digestive, protettive della mucosa gastrica, diuretiche. 

E' nel 1700 che nasce il  primo “concio” calabrese per la lavorazione e vendita della liquirizia ad uso alimentare nel Ducato di Corigliano avviando cosi  un settore di agricoltura, trasformazione e  commercio che, anni dopo, si dimostrerà fiorente e remunerativo per la intera regione, infatti i  "conci"

 nacquero e si diffusero per iniziativa dell'allora ceto crescente della borghesia, ovvero di quelle persone che avevano accesso di utilizzo alle proprietà terriere ancora in mano a poche famiglie c.c "nobili" ed alla chiesa in tutte le  province Calabresi:  Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria.


Duecento anni dopo, all’inizio del ‘900, inizia a comparire la denominazione “Liquirizia di Calabria”, per differenziare quella prodotta in Calabria da altri tipi di produzione, provenienti da altre nazioni.

 

La regione poteva vantare già allora un’estesa e fiorente nascita spontanea di questa pianta, resa inimitabile dalle condizioni climatiche e del terreno. Le particolari caratteristiche del litorale ionico, conferivano infatti un gusto inimitabile alle radici, che crescevano forti e robuste, tanto che nel corso degli anni la liquirizia calabrese divenne un prodotto di successo esportato in tutto il mondo. 

Purtroppo, con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale, la crisi arrivò a colpire l’Italia, con importanti ricadute sull’industria e sul commercio. Di tutte le aziende produttrici di liquirizia in Calabria, l’unica a rimanere in attività senza mai chiudere i battenti fu la Amarelli, che oggi è arrivata all’undicesima generazione. 

Dal 2011, grazie all’impegno di tutti i produttori calabresi, la Liquirizia calabrese ha ottenuto dall’Unione Europea la denominazione di origine protetta, acquisendo la denominazione Liquirizia di Calabria DOP.

Cosa successe alla Liquirizia di Calabria nel dopoguerra? Glia  Americani alleati sbarcarono per la liberazione e per la fine della seconda guerra mondiale del '900 e attraversarono e stazionarono per un lungo periodo nella bella regione, conobbero la liquirizia e la impiegarono nella industria del tabacco. Ancora oggi le famose sigarette rosse hanno un lieve aroma di liquirizia nella sua caratteristica aspra dolcezza.

Ma gli americani fatto il mercato, trovano di meglio nel prezzo, ignorano le qualità uniche e superiori della Liquirizia di Calabria e avviano le grandi importazioni dall'est del mondo, dalla Turchia fino alla Cina, provocando cosi la desertificazione della raccolta e della semilavorazione della liquirizia in Calabria.

Scompare cosi, per una crisi duplice ovvero per il dopoguerra e per l'abbandono del mercato da parte delle multinazionali del tabacco, il numeroso distretto produttivo della liquirizia di Calabria. 

Il settore sopravvive con un valore nel mercato da serie B, altri imprenditori italiani sfruttano la disponibilità di liquirizia di calabria trasformandola altrove. Si raccoglie tanta liquirizia ad un prezzo di vendita ormai depresso a favore di altri trasformatori non calabresi, un esempio ne fu la Società Anonima Italiana Liquirizia Abbruzzese (SAILA). 

Dichiara Setefano Falvo, esperto commerciale del settore della Liquirizia: "la desertificazione produttiva che si determino in calabria, dove può tranquillamente dirsi che oltre 100 imprese, prima della doppia crisi,  abitavano il settore della raccolta e lavorazione della liquirizia, non si è colmata per moltissimi anni e ancora molte opportunità attendono il settore della liquirizia di Calabria. Certamente è importante che il settore e qualche azienda sia sopravvissuto, ma appare più importante e giusta la strada di tutelare e valorizzare la liquirizia di Calabria con il riconoscimento d.o.p. , con il Consorzio costituito e con la rete aziendale in sviluppo costante. Oggi realtà aziendali sanno valorizzare molto la liquirizia di Calabria, unica al mondo"

Oggi, le fabbriche locali e il Progetto di filiera della produzione di liquirizia di Calabria  segnano un nuovo percorso ed un’idea per il prossimo futuro della «principessa di Calabria».

 

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