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Riakyon. La meditazione in un sorso del Liquore da Dessert ai profumi di Riace; per un mondo di umanità.

Riakyon, l'antica  e contemporanea Riace in un sorso di emozione e meditazione la ho ritrovata qui.

Gli ingredienti non sono svelati nella semplice e bella etichetta del liquore da dessert "Riakyon". Li ha scelti Mimmo Lucano tra i frutti e le spezie tipiche del luogo, che sono moltissimi. Chissà quali saranno.

Al mio sentire mi evocano 20 anni di emozioni, rumori, suoni, fatti, profumi, incontri, stagioni, persone. 

Riakyon è una scintilla di sentimento. Si! come Riace.

Ho rivissuto in un sorso: il mio primo sbarco a Riace.

"Ho una meta la mattina del 19 aprile 2004. Riace.

Non avevo mai visitato  questo paese della Locride, ai più famoso per il ritrovamento dei Bronzi dell’antica Grecia nei suoi fondali prossimi alla riva di una spiaggia che in realtà nei millenni tante civiltà avevano vissuto.

Quel mare lo conoscevo bene, dicono in tanti e posso confermare che lo jonio è più salato del tirreno,  con acqua cristallina e lunghi tratti di  natura incontaminata.  Ma lo Jonio ha anche un fascino per chi lo incrocia, che convive invece con chi lo abita; dona l’alba a questo angolo di mondo tutte le mattine. Forse è per questo che gli jonici  antichi, come quelli attuali, sono fatalisti, e anche al fato si affida una disarmata speranza.

A volte ti confondi, eppure non si tratta di una famosa località delle isole Barbados, ma di luoghi meravigliosi della Calabria. I fondali custodiscono storie, imbarcazioni, corpi  dimenticati dalla storia e dagli uomini.

Quattro anni prima il mio “amico” americano Beppe sul suo Monterey,  con la sua ospitalità ricca,  ci aveva  scorazzato  con gli sci d’acqua, la banana gonfiabile a traino,  e gli spaghetti a bordo, su quel litorale; ci aveva accompagnato nel misterioso relitto. 

Giovani e un po coraggiosi, comunque forti di quella adrenalina di una giornata vissuta da “ ‘mericani”, lo avevo visitato anche io. Il relitto era pieno di muschi e alghe, che erano riusciti a fargli perdere molta “inquetudine” e pericolosità, che avevano allontanato la immaginazione dei momenti della morte  e dell’inabissamento.  

Però dopo anni non avevo cancellato due cose dalla mia mente, la prima era  la vita che continuava attorno e dentro il relitto con quelle belle cernie colorate di dimensioni giganti che se ci fosse stato il mio amico Emilio ne avrebbe fatto una strage per soddisfare la sua passione, il suo palato e la sua leadership del più grande pescatore subacqueo di Calabria; la seconda era il tema del nostro guardare verso la riva lambita  dagli alberi e le sue  dune selvagge  quasi a coprire il campeggio internazionale , verso le montagne, verso il borgo di Badolato, bello, misterioso ma anche malandato e un pò vuoto che era in vendita.  

Si Badolato  si vendeva  per intero, cosi aveva detto il sindaco, che in più aveva accolto e ospitato i migranti del primo sbarco di Ararat. Parlavamo di dove avremmo cenato la sera  ed io avevo scelto per tutti, compreso per Dario, il mio amico  artigiano produttore della cosmetica  di milano tanto alto quanto grande di cuore.

“giuseppe, lascio la carrozzina, non posso perdermi il ristorante curdo, scendo con le mani”. e allora giù per trenta gradini per vivere e mangiare l’altro mondo e poi risalire ancora con le mani. “dario ci torniamo domani di nuovo”, e giu un sincero vaffa con pochissimo fiato.

La destinazione  della cena era stata chiara. Salutare i nuovi cittadini,  vivere il mondo, conoscere, saziarsi e dare forza all’ospitalita del borgo in vendita,  che trovava una ragione per continuare ad essere ricco di persone, cittadini.

Davanti a noi oltre le spesse mura del "catoio" adibito a ristorante etnico la nostra parola dominante è: relitto. 

Il relitto della Ararat che ci ha sbarcato i Curdi ed il relitto che ha inabissato i marinai nella seconda guerra mondiale. 

Con questo termine si indica usualmente  una nave affondata o arenatasi per diverse cause: dai combattimenti in mare agli incidenti. La Calabria ne possiede oltre 100, la gran parte  non ancora localizzati.

Già in questo il relitto Ararat è un'altra storia. Tutta un'altra faccenda.

Tutte le province Calabre possono vantare almeno una nave o un sommergibile affondati nel corso della seconda Guerra Mondiale. La regione dei bronzi infatti è una zona strategica per i trasporti dall’Africa all’Italia, specialmente durante i combattimenti.

Da cosa dipendeva  il  loro grado di conservazione? Forse dal materiale di cui l’imbarcazione è fatta, dal danno subito al momento dell’affondamento, dai tentativi di recupero o di sgombero della zona, dalla profondità e dall’intensità delle correnti e infine dalla presenza di animali.

Nonostante tutto, i relitti calabresi sono in ottime condizioni. Almeno quelli in acciaio. La buona conservazione di questi relitti dipende infatti dallo spessore. In quello le parti che resistono maggiormente sono il cannone, il condensatore, le eliche e le cerniere.  Di quelle in legno dell’antica Grecia si conservano le anfore, reperti  protetti dalla sabbia che li ricopre e dopo millenni i bronzi ritrovati. 

Di Ararat c’è ancora  tutto, è la sul bagnasciuga un po' più in là. Ararat non si è inabissata, ha portato a termine la sua missione. Ha sbarcato!

Il Codice della Navigazione (Titolo IV, Capo I) disciplina il ritrovamento e il recupero dei relitti. La scoperta deve essere denunciata entro tre giorni alle autorità portuali. Il recupero può essere effettuato da chiunque, previa autorizzazione del proprietario. I beni recuperati con valore artistico, storico o etnografico, se non reclamati dal proprietario, vengono acquisiti dallo Stato. È inoltre prevista una ricompensa e un rimborso spese per lo scopritore di relitti.

Mi chiedevo, conoscendo ancora il solo tema della mia meta, come era disciplinato dal codice l’arrivo dei Nuovi Cittadini.

“La provincia che “racchiude” più relitti, considerati veri e propri tesori, è proprio Reggio Calabria, in particolare la zona di Capo Spartivento, dove aerei, sommergibili e scafi giacciono sul fondale. Tra questi ci sono mezzi stranieri, soprattutto tedeschi colpiti dagli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale e italiani, come Castore, una torpediniera della marina militare italiana. E’ stata affondata nel 1943 in un combattimento, mentre stava scortando un convoglio di navi da trasporto. Purtroppo ci raccontano che il relitto versa in cattive condizioni. Dopo la fine della guerra è stato smantellato da sommozzatori professionisti che hanno recuperato le caldaie aprendo lo scafo con candelotti di dinamite. Ancora oggi Castore è preda di saccheggi, alcuni sommozzatori infatti hanno la strana abitudine di portare a casa un souvenir dello scafo.”

I relitti sono tesori, i nuovi cittadini che sbarcano, perché hanno "diritto alla fuga",  sono vita.

“Nelle acque di Capo Spartivento ci sono anche due aerei dal nome sconosciuto, il sommergibile Romolo che, progettato per trasportare oltre 600 tonnellate di materiale dal Medio Oriente, è vissuto solo tre giorni. Intercettato dai servizi segreti britannici, il sottomarino è stato colpito ed è scomparso con tutto l’equipaggio. Gli uomini non hanno fatto in tempo a scappare: l’esplosione è stata improvvisa. Remo, il sommergibile gemello di Romolo, non ha avuto maggiore fortuna. Varato nel 1943 è stato distrutto dopo qualche settimana nelle acque di Cirò Marina (Kr), unici superstiti quattro uomini, comandante compreso.

A largo di Melito Porto Salvo è affondata una nave da carico: Marzamemi. Era il 1941, durante un trasporto da Catania verso Crotone, e lo scafo viene colpito, con la nave gemella Colomba lo Faro, dal sommergibile britannico Triumph. E’ l’inizio della fine. Le imbarcazioni colano a picco, portando con sé tutti gli uomini dell’equipaggio. Il Colomba è in cattive condizioni. Anche questo relitto è stato preda di sommozzatori incaricati del recupero. Il Marzamemi invece è rimasto intatto. Forse la profondità o la lontananza dalla riva sono riuscite a “proteggere” il relitto. Lo scafo, integrato perfettamente con l’ambiente, è diventato una casa ospitale per numerose specie di pesci. Non lontano, nelle acque di Saline Joniche è stata affondata la nave da carico Laura Couselich, che trasportava rifornimenti per l’Esercito Italiano in Africa settentrionale. A largo di Palmi giace la Viminale, un’imbarcazione mista. Nata come lussuosa nave di linea per la tratta Trieste Yokohama, poi Genova Brisbane, durante la seconda guerra mondiale viene convertita in scafo da trasporto. Nel 1943 viene attaccata da un sommergibile inglese, danneggiata viene subito rimorchiata. Durante il viaggio verso Napoli viene colpita da una motosilurante statunitense. L’equipaggio fortunatamente viene tratto in salvo da pescatori locali.

I relitti nel crotonese sono pochi, alcuni non sono stati ancora localizzati. Al largo di Capo Rizzuto è affondata la Bengala. Nata come nave da trasporto a vapore, l’imbarcazione sprofonda nelle acque dello Jonio dopo aver cozzato contro la secca di Capo Rizzuto. Peccato che stesse trasportando casse di vino Porto invecchiato, che oggi giacciono sul fondale. Nel 1963 nella stessa zona cola a picco la Gunny. Ha trascinato con sé un carico di polifosfati.

Nel cosentino si trovano tracce di  pochi relitti, chissà perché…. Mare profondo, mare largo, omertà umana?

Uno giace al largo dell’isola di Cirella. E’ un mezzo da sbarco della marina militare tedesca. Oggi “riposa” rovesciato su un fianco, dal quale è possibile vedere diversi oggetti: una vecchia auto militare, anfibi usati dai soldati tedeschi, brandelli di giubbe. È insomma un ottimo posto per effettuare esplorazioni. A Fiume Freddo Bruzio è invece affondata una nave cisterna: Trapez 4 (Henry Desprez). Nata come petroliera francese, la nave è stata varata nel 1932 a Copenhagen. Requisita poi dai tedeschi, viene usata per la Kriegsmarine. Durante un combattimento viene colpita da tre siluri britannici, cola a picco nel giro di pochi minuti. L’esplorazione è difficile, per la profondità ( 52-75 m) e la torbidezza dell’acqua.

Nella provincia di Catanzaro le tracce dei relitti sono poche. La zona non è solo lontana dai luoghi di combattimenti, ma anche dalle rotte di traffico marittimo. A Guardavalle il sito è ancora da definire; nelle acque di Santa Caterina dello Ionio sono stati affondati un rinfusiera e una nave da carico. Badolato registra la presenza di due imbarcazioni: la Cosala e la San Raphael, una nave da carico spagnola silurata nel 1943.”

Questo il mio relitto visitato da esploratore subacqueo nella giornata ‘mericana.

Se questi relitti potessero parlare… magari narrerebbero la loro storia, o forse le vicende degli uomini che li hanno abitati e che ancora li abitano. I relitti, un tempo navi da guerra, sono testimonianza di tragedia e morte. Perché molti uomini sono rimasti intrappolati in vere e proprie “gabbie d’acciaio”. Molti sono rimasti uccisi durante l’esplosione, per la forza distruttiva che permane l’animo umano.

Forse un giorno non molto lontano diventeranno patrimonio dell’Unesco, perché sono beni storici per l’umanità. Perché sono la prova che qualcosa può, anzi deve cambiare.

E gli uomini che sono oltre il relitto, quelli che sono sbarcati, sono patrimonio della umanita? Sono il cambiamento?

Questo mare ne ha viste di navi. Dalla Grecia hanno trasportato una  intera civiltà sulle nostre coste già più di duemila anni fa,  hanno trasportato merci e che tenacia ad attraversare il mare su piccole imbarcazioni in legno con le anfore e gli orci carichi di liquidi e granaglie. Decine, centinaia o migliaia non saprei, e neanche i Pitagorici dissoluti, viziosi,  vegetariani, osservanti un giorno di digiuno settimanale, pagani e matematici, convinti che il mondo fosse spiegabile a formule , coloni di Kroton le avrebbero potute contare. Molto probabilmente hanno trasportato anche i Bronzi ritrovati nel mare di Riace, anche se qualcuno sostiene e rivendica, senza esibire una base documentale, che potrebbero avere una fattura della "magna grecia" e non della Grecia, rivendicando le abilità dei greci di calabria e dei calabresi.

E’ una realtà che dal mare in questo angolo di mondo arriva gente,  succedono cose, epocali.

Perché quello che è arrivato nella storia non è stato banale o occasionale. Le tracce evidenti degli insediamenti magno greci, degli ortodossi, delle colonie ebraiche e non solo son un continuo in tutta la costa jonica della calabria con tanti punti di grande interesse  archeologico."

Che meditazione che mi ha regalato Riakyon, il liquore da dessert di Riace dell'Associazione Città Futura "Giuseppe Puglisi"

Giuseppe Panarello

Affinare. Aromatizzare. Ubriacare. La lunga vita possibile dei formaggi unici calabresi
L'esperienza della Nonna Maria, l'ottimo Salaturo ed il piccolo segreto delle Olive